IRAN: diritti umani violati

DIRITTI - L'Iran di Ahmadinejad, dalle elezioni del 12 giugno 2009 che lo confermano alla presidenze, diventa un paese in rivolta. La repressione è violenta e senza precedenti. Secondo Amnesty International il rapporto presentato a febbraio 2010 dal governo iraniano al Consiglio Onu dei diritti umani, in occasione dell'Esame periodico universale, fornisce un quadro falso della situazione: seppure l'Iran sostiene che è vietato estorcere "confessioni con la tortura", che il sistema giudiziario è indipendente e che non vi è alcuna forma di discriminazione nei confronti delle donne, la realtà è fatta di arresti e carcerazioni di massa, pestaggi nei confronti di manifestanti pacifici, torture e decessi in prigione, esecuzioni per reati politici, messa al bando delle istituzioni straniere, compresi mezzi di informazione ed organizzazioni per i diritti umani. Le donne sono escluse da ogni carica pubblica di responsabilità, la loro testimonianza in tribunale vale la metà di quella di un uomo e, in caso di ferimento o morte, il risarcimento è dimezzato rispetto a quello previsto per un uomo.

Amnesty International promuove a febbraio attività ed incontri per informare il pubblico e chiedere il rispetto dei diritti umani alle autorità iraniane: occorre rilasciare immediatamente tutte le donne e gli uomini arrestati solo per aver manifestato pacificamente, e rispettare i diritti alla libertà di espressione e di associazione. Solo per citare alcuni nomi: Somayeh Rashidi, 24 anni ,studentessa e attivista per i diritti delle donne. Leily Afshar 29 anni, fotografa. Lily Farhadpour, 47 anni, giornalista ed esponente dell'Ong Madri per la pace.


La morsa repressiva si è stretta in dicembre 2009 con arresti di diverse occasioni: la giornata nazionale dello studente (7 dicembre); il funerale dell'Ayatollah Hosseinali Montazeri (20 dicembre); le commemorazioni religiose dell'Ashura (27 dicembre). A gennaio, le autorità hanno tentato di isolare i cittadini iraniani dal resto del mondo, bandendo 60 istituzioni straniere, compresi mezzi di informazione e organizzazioni per i diritti umani. Sono proseguiti gli arresti nei confronti di 33 donne, appartenenti al gruppo delle Madri in lutto, e alcuni giornalisti. Sono state eseguite le prime due condanne a morte e nove persone sono in attesa di esecuzione.

 

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